Cosa c’è peggio dei razzisti? Quelli che vedono razzismo ovunque, l’esercito della salvezza perenne, coloro che inveiscono dalle loro tastiere mai consunte, ad ogni stormir di discriminazione, dall’alto di una autocertificata superiorità morale.
E così, mentre per il resto del mondo l’emergenza è il Coronavirus, per Marsala, ieri, domenica, l’emergenza era un’altra: ad un ragazzo di colore, Alì, non è stato consentito l’ingresso alla serata disco del Palasport, organizzata per il Carnevale. E tutto per il colore della sua pelle.
A denunciare il fatto è lui stesso, su Facebook: non mi hanno fatto entrare – scrive – perché sono nero.
Finalmente qualcosa su cui guadagnarci, in termini di visibilità (siamo entrati nell’orbita delle elezioni amministrative, che vi pare …). E quindi in tanti cominciano a scrivere e a commentare. La solidarietà, l’indignazione, il “si faccia chiarezza”. Scendono in campo, i buoni, i più buoni che più buoni non si può della società bella marsalese: i buonissimi.
Il fatto è grave. Come tutti i fatti gravi va verificato.
La nostra redazione lo ha già fatto in precedenza, è abituata a farlo. Un giovane denunciò di essere stato picchiato in una serata di Capodanno, tempo fa, all’Armony. Abbiamo raccolto la sua denuncia. E siamo andati dai proprietari della sala per capire cosa fosse successo e raccontare anche la loro versione. La conseguenza fu (come sempre) che alla fine se la presero tutti con noi, sia quelli dell’Armony, sia il ragazzo. E questo è il ringrazio.
E insomma, abbiamo fatto così anche ieri. Abbiamo riportato la denuncia del giovane Alì, ma abbiamo sentito anche gli organizzatori della serata. Per noi è stato semplice rintracciarli: Rmc 101, la radio del nostro gruppo, è media partner dell’evento. Questi tizi ci hanno detto: che di ragazzi di colore alla festa ce n’erano diversi, che il loro servizio di sicurezza è affidato ad una società di professionisti con tanto di tesserino rilasciato dalla Prefettura, che, si, il ragazzo è stato respinto all’ingresso, ma non certo per questioni di colore della pelle, e il suo biglietto è stato rimborsato.
Ai buonisti della domenica, ai buonissimi, non è bastato. Anzi, dato che con sto cacchio di Coronavirus la nostra socialità è a rischio, cosa c’è di meglio che mettersi comodi, sul divano di casa, e sui social dire la propria sulla civiltà marsalese? E il crucifige si è alternato così, colpendo un po’ gli organizzatori “razzisti”, un po’ la nostra testata, che ancora una volta ha la colpa di raccontare le cose, sollevando dubbi, cercando di capire.
Ha dato il la il Che Guevara della porta accanto, Daniele Nuccio. Vìstasi in ombra ha chiesto “chiarezza” la Giovanna D’Arco della Giunta, Linda Licari. E via via altri personaggi minori. L’addetta stampa del Sindaco, siccome la domenica la parrucchiera è chiusa, ha dato le sue lezioni di etica giornalistica. Poi ne è venuto fuori un comunicato del Sindaco stesso, Di Girolamo, scritto da qualche manina.
Tutti a parlare di razzismo, senza voler capire che non era quello il tema: un ragazzo non è stato fatto entrare in un locale, vero, ma non perchè nero. Magari quello della sicurezza aveva il filo storto, o gli hanno detto una parola di troppo, avrà avuto i suoi buoni motivi, non so. Ma il razzismo non c’entra nulla. Non c’è notizia.
Tra i commenti, poi, spicca quello del ristoratore Lillo Gesone, ex consigliere comunale. Eccolo, testuale. E’ un caso di scuola.
TP24 nel suo articolo è sicura al 100% che I ragazzi di colore non fatti entrare nel palazzetto erano alterati, senza approfondire la notizia ma dando per certa la versione dell’organizzazione, di cui la testata stessa è media partner con Rmc. Luogo comune bello e pronto, neri alterati e magari da domani cinesi untori
E’ il classico commento di chi, e sono tanti, si risveglia ogni cinque anni per dire la sua su Marsala e i marsalesi. E si sa, dopo la mafia, il razzismo è uno degli argomenti preferiti quando si vuol dire qualcosa e attirare un po’ di consensi, magari in vista delle elezioni. Il ristoratore, cercando di recuperare posizioni tra i “buonissimi”, mette in mezzo noi. Purtroppo non capisce cosa abbiamo scritto, scambia i nostri dubbi (“siamo sicuri che le cose siano andate così?”), per granitiche certezze, acchiappa minchie per sosizze, insomma, parla di luogo comune, utilizzando il più abusato dei luoghi comuni: ogni critica che fai a qualcuno che è diverso da te è sicuramente razzista.
Critichiamo tanto Salvini – il buonissimo Lillo sarà sicuramente tra questi – poi utilizziamo i suoi stessi mezzi: parlare per slogan, evitare di comprendere, cercare sempre un capro espiatorio (in questo caso, secondo lui, tanto per cambiare: Tp24), scrivere qualcosa di bello e pronto, che serva ad aizzare i fan, mica a ragionare. D’altronde, “u putiaro abbannia socc’ave”.
Ecco, sono queste persone, alla fine, i migliori alleati dei razzisti. Perchè sono loro a decidere che sei nero, e lo sarai sempre. Tu sei il buon selvaggio, loro gli illuminati che ti difendono, anche quando la difesa non è richiesta.
Io, fossi Alì, me la prenderei con loro…