14 settembre 2021, Tp24 – il territorio in diretta
Cosa ci dicono i morti di Pantelleria, i loro corpi scaraventati in un secondo, come fossero colpiti da un gigante, le auto sui tetti delle case, le strade divelte? Cosa ci dice questa tragedia talmente veloce quanto incredibile, eppure reale?
Ci raccontano quello che ci hanno già detto i morti delle alluvioni tedesche di questa estate, le vittime delle bombe d’acqua nel sud Italia, come degli incendi in Sardegna.
Ci dicono quello che già sappiamo, ma che non vogliamo ammettere.
E che io dico qua con una breve poesia fenomenale del miglior Stefano Benni, dal suo libro più bello, “Ballate”. E la poesia, dal titolo “Allarme di scienziato”, fa così: “Il futuro dell’uomo è a una drammatica stretta / ho visto un panda con la mia faccia sulla maglietta”.
Sì. Sto parlando di ambiente. E molti di voi a questo punto avrete già sbuffato, cambiato pagina, cliccato su qualche altra cosa, magari la notifica di un messaggio. Perché nulla è più noioso del cambiamento climatico, come argomento. Lo so.
Ma nulla è più urgente, letale. Nulla è più reale di questo argomento.
Più del Covid, più dei talebani, più dei migranti (e a dirla tutta, in qualche modo, proprio questi tre argomenti sono legati alla difesa dell’ambiente e al cambiamento climatico …).
I fenomeni metereologici devastanti che accadono ormai di frequente non sono capricci della natura, ma sono i segnali di un epilogo: abbiamo devastato la nostra casa, la terra, e il delicato equilibrio del pianeta si sta perdendo, anche più in fretta del previsto.
Il fatto grave è che lo sappiamo. Sul tema abbondano i documentari e i libri, a scuola si fanno i corsi di educazione ambientale, ma proprio questo argomento è la dimostrazione della differenza tra sapere e credere. Noi sappiamo che il Mediterraneo è sempre più caldo, che le risorse della Terra sono sempre di meno, ma non ci crediamo. Perché è un cosa che accade laggiù: nella siccità devastante dell’Africa, negli allagamenti di certe zone indiane, nello scioglimento di ghiacchiai lontani, in qualche isoletta spazzata via da un tornado. Laggiù.
Poi accade che la storia non bussa alla nostra porta, entra in casa a spallate, come accaduto a Pantelleria, e allora dobbiamo cominciare davvero a credere.
Credere, ad esempio, al fatto che un grado in più di aumento della temperatura estiva porterà non tra un secolo ma tra dieci anni la Sicilia ad essere invivibile.
Credere al fatto che il ciclone che ha investito Pantelleria si è generato per l’alta temperatura del mare, lo stesso mare che quest’anno abbiamo apprezzato perché “sai l’acqua non è così fredda quest’anno…”.
Credere al fatto che i nostri figli, non i nostri nipoti, i nostri figli, ci chiederanno il conto, tra pochi anni, e ci diranno: dov’eravate quando tutto questo accadeva? Davvero continuavate il vostro stile di vita come se nulla fosse?
Non c’è più tempo. E siccome questa sfida riguarda tutti, tutti dobbiamo fare qualcosa. In questi giorni spesso, girando per uffici, vedo scene surreali: condizionatori accesi al massimo perché fa caldo, ma con le finestre aperte, perché bisogna fare ventilare le stanze per il Covid. Quanto dobbiamo continuare? E va bene che siamo bravi a fare la differenziata, che abbiamo i pannelli fotovoltaici, che per scendere le scale non prendiamo l’ascensore. Ma non basta.
Tutto è utile e tutto è insufficiente senza una grande presa di coscienza collettiva. Nel mio piccolo, ad esempio, io ho deciso di azzerare la carne dalla mia alimentazione, perché gli allevamenti intensivi sono una delle prime cause di inquinamento del pianeta, ed eliminare la carne è il gesto individuale che più di tutti ha ricadute benefiche per il pianeta (più che guidare un auto elettrica, ad esempio, dati alla mano). Basta? Non lo so, ma ci provo. E mi danno fastidio gli sfottò di chi mi dice: vuoi salvare il mondo non mangiando più la bistecca? Perché peggio del provarci è non provarci affatto. Quindi, si, ci provo.
Ci provo e ci dobbiamo provare. Per i morti di Pantelleria, per tutti i morti che ancora ci saranno.
E la politica che fa? E’ imbarazzante. Non ha le dimensioni del problema. Prende l’emergenza per una sorta di problema di decoro. Il Sindaco di Marsala, Massimo Grillo, ha annunciato con la solita enfasi un progetto per “mitigare i cambiamenti climatici”, finanziato con 500.000 euro. Di cosa si tratta? Cito testuale: “la messa a dimora di nuove piante” per “aumentare l’ombreggiamento”, e “la pitturazione dell’asfalto con vernici a basso assorbimento di calore”, nell’area vicina al monumento ai Mille. E’ lo stesso Sindaco che ha pensato bene di tagliare le corse dei bus: nella mia città non si può prendere l’autobus il pomeriggio. Avete letto bene. Un’inadeguatezza che si commenta da sé.