Il mio libro “Contro l’antimafia” ha un capitolo che si chiama “Il cretino dell’antimafia”, dedicato appunto ad un fenotipo della nostra contemporaneità: il cretino dell’antimafia, o dell’antiracket. Questo capitoletto è diventato una specie di cult. Dovunque presenti il libro, mi chiedono di leggerlo ad alta voce. Applaudono, ridono amaro.
Ad un anno dall’uscita del libro devo dire che non solo “il cretino dell’antimafia” o dell’antiracket, è vivo e lotta insieme a noi, ma ogni giorno alimenta il suo mito. Insomma, potrei scrivere ormai non più un capitolo ma un intero libro sul cretino dell’antimafia, o dell’antiracket. Spesso si cela dietro un prof frustrato, un pittore della domenica (mi perdoni il maestro Paolo Conte) represso.Lascia insulti senza mai essere chiaro, per paura di essere riconosciuto, usa i social in maniera più che ossessiva: onanistica. Si compiace del suo manierismo d’accatto.
E’ la post verità fatta uomo.
E’ il mio mito.
Con i mafiosi puoi ragionarci, con i cretini no. Anche perché al cretino dell’antimafia, o dell’antiracket, mica interessa chi ha ragione o chi ha torto. Piuttosto, vuole sapere come fare a costituirsi parte civile.
Avere un cretino dell’antimafia, o dell’antiracket, accanto è importante per questo: ti dimostra che per quanto può essere profondo il tuo ragionamento, c’è sempre lì un cretino che ti aspetta, che fa franare ogni logica, ogni pensiero articolato, ogni tentativo di approfondimento.
Un cretino ti spinge a fare ogni giorno e meglio il tuo lavoro. Perché un giorno la mafia finirà, i cretini no. La Sicilia non si libererà mai dai cretini. Ma – parafrasando Sciascia – noi dobbiamo lottare ogni giorno come se fosse possibile.