Un “intoccabile”, con il quale sembra impossibile confrontarsi. E’ Antonino Birrittella. Personaggio molto noto a Trapani, Birrittella era parte integrante del sistema mafioso di gestione degli appalti nel territorio. Poi, dopo il suo arresto, ha deciso di pentirsi e di collaborare con la giustizia. Dalle sue rivelazioni sono nate diverse inchieste, ma intorno a lui si è creata anche una sorta di aurea di intoccabilità, nonostante alcune sue dichiarazioni si siano rivelate lacunose o contradditorie.
Adesso arriva la notizia che la querela per calunnia e falsa testimonianza presentata nel 2016 dall’imprenditore trapanese Andrea Bulgarella, nei confronti di Birrittella, è stata archiviata dal gup di Firenze Anna Liguori (dopo un lungo rimpallo tra procure durato ben quattro anni …).
Per Andrea Bulgarella le dichiarazioni di Birrittella, rese nel corso delle indagini condotte dalla magistratura fiorentina contro di lui, (poi chiuse con l’archiviazione) non solo erano calunniose, ma anche prive di fondamento e di riscontri. Da qui la sua denuncia, finalizzata a chiedere proprio un confronto con il suo accusatore. La Procura però ha chiesto l’archiviazione e il gup l’ha accolta in favore di Birrittella respingendo l’opposizione del querelante.
Il gup nella sua decisione scrive che le dichiarazioni rese da Birrittella “sono da inquadrare in un ambito di verosimiglianza”. Non sono vere, insomma, ma quasi.
Ma quali sono queste accuse? Qui viene il bello.
Secondo l’imprenditore trapanese, il collaboratore di giustizia Birrittella lo ha accusato genericamente di mafia, senza mai citare un episodio specifico: “Una storia fatta di menzogne con l’unico obiettivo di danneggiarmi”. Accuse per le quali Bulgarella ha cercato di dimostrare la propria estraneità, chiedendo di essere ascoltato, di avere un confronto in un’aula di giustizia, ma gli è stato sempre negato.
Per capire in che contesto si inseriscono le dichiarazioni di Birrittella, bisogna ricordare che il suo principale interrogatorio nell’inchiesta che riguarda Bulgarella (e che finirà con la sua archiviazione) arriva dopo che il Tribunale del Riesame aveva già parzialmente smontato le accuse nei confronti dell’ex presidente del Trapani Calcio. Siamo al 12 marzo 2016, Birrittella viene interrogato nella sede della Procura di Firenze.
Ecco cosa riferisce Birrittella: “Bulgarella per quanto a mia conoscenza non pagava in favore della famiglia mafiosa, anche se prometteva sempre di farlo e anche se non pagava, offriva sempre la propria disponibilità, come ad esempio di pagare spese legali, di mettere a disposizioni propri mezzi, di fare sconti nella vendita di appartamenti da lui costruiti e di ospitare nei propri alberghi”.
In realtà Birrittella dice una cosa a favore di Bulgarella: “Non pagava le famiglie mafiose”. Poi aggiunge che avrebbe fatto altri favori, però non indica mai alcuno specifico episodio, né tangenti pagate da Bulgarella a favore di “cosa nostra”, né di altri favori verso qualche esponente dell’associazione mafiosa offrendo la propria disponibilità, o pagando le spese legali o avvantaggiandoli facendo sconti o ospitandoli nei suoi alberghi.
Villaggio punta Fanfalo a Favignana – Altra dichiarazione di Birrittella, riguarda la vicenda del villaggio turistico Punta Fanfalo di Favignana: “Ho già riferito nel corso di un mio precedente interrogatorio reso alla procura di Trapani di una vicenda attinente la gara per l’aggiudicazione del Villaggio Turistico di Punta Fanfalo di Favignana. Pietro Virga, prima della gara, mi chiese di contattare Bulgarella, con il quale ero in frequenti rapporti in quanto gli facevo forniture di materiali edili, per fargli presente che doveva fare un posso indietro rispetto a questa gara, perché la stessa doveva essere aggiudicata ad un’impresa di gradimento della famiglia mafiosa di Castelvetrano; Bulgarella si lamentò di questa iniziativa, ma si adeguò”. In realtà l’impresa di Bulgarella partecipò regolarmente all’asta pubblica e in quell’occasione ad aggiudicarsi il bene fu Desi Ingrasciotta, allora giovane imprenditrice di Castelvetrano, che riuscì con la sua mega offerta di nove miliardi di lire a scalzare sia la ditta di Bulgarella, che, soprattutto, quella del gruppo facente capo all’imprenditrice Emma Marcecaglia, mai ascoltata da nessun giudice su questa vicenda. L’aggiudicazione avvenne il 13 ottobre 1998.
Rapporti di lavoro e pagamenti mai avvenuti – Altra dichiarazione di Birrittella riguarda i rapporti di lavoro avuti con Bulgarella, prima con la ditta con cui lavorava, Parisi e Ingoglia, e poi anche con la sua Ditta SEO. Birrittella sostiene di avere emesso sino al 2005 “un’ingente quantità di fatture false o per operazioni in tutto o in parte inesistenti, in particolare sovrafatturando le forniture eseguite”. Anche su questo punto per Bulgarella il racconto di Birrittella non regge dal punto di vista temporale, perché la SEO s.r.l. inizia la sua attività nel giugno del 1993. E Bulgarella, che conferma i rapporti commerciali con la ditta di Birrittella, dice però di non aver pagato direttamente lui, ma il suo riferimento era l’Irfis di Palermo, che aveva concesso alla ditta di Birrittella un finanziamento sotto forma di apertura di credito.
Rapporti tra Bulgarella e Morici – Così Birrittella dichiara ai giudici: “Morici Francesco è un noto imprenditore trapanese vicino alla mafia; è amico personale di Vincenzo Virga. Per quanto a mia conoscenza Morici e Bulgarella sono soci nella Società Traghetti delle Isole e sono stati anche soci in una ATI per la realizzazione dell’Ospedale Rocco La Russa di Erice, un lavoro di dieci miliardi delle vecchie lire, mai realizzato; so che per tale lavoro Morici e Bulgarella ebbero delle discussioni e che il Morici per dirimere la questione si rivolse a Virga Vincenzo”. Per quanto riguarda la partecipazione nella società Traghetti delle Isole, costituita nel novembre del 1960 e composta da 60 soci, Bulgarella ne entra a farne parte nel giugno del 1988 mentre Morici era già socio sin dal 1984. Sulla progettazione e la realizzazione dell’ospedale di Erice, Bulgarella racconta invece un’altra verità. Era stata fatta un’associazione temporanea di imprese, con Morici nel 1991 e vinsero la gara d’appalto. L’anno dopo l’appalto fu annullato, e Bulgarella e Morici chiesero i danni all’Azienda Sanitaria Locale. La causa venne vinta ma Morici non ha riconosciuto al suo ex “socio” il 50% di quanto incassato dal risarcimento, e Bulgarella a quel punto lo ha citato in giudizio. Va detto, en passant, che in quel periodo Virga era già in carcere e non dà proprio l’idea di uno che obbedisce ai voleri del capomafia, eventualmente, un imprenditore che si rivolge ad un tribunale, anzichè cercare una mediazione …
La vicenda della Banca di Trapani – Altre dichiarazioni di Birrittella riguardano la “Banca di Trapani”, un’iniziativa, secondo lui, voluta da Francesco Pace, capo mandamento di Trapani e da altri componenti della famiglia mafiosa. Nel racconto di Birrittella, l’istituto doveva essere a completa disposizione dell’associazione uno strumento fondamentale per il perseguimento delle strategie mafiose. L’iniziativa nel 2003 sfociò nella creazione del Comitato Promotore della costituenda Banca di Trapani che vide coinvolto Bulgarella, che però era socioinsieme ad altre 750 persone. Bulgarella, tra l’altro, fino all’arresto di Birrittella avvenuto nel 2005 ignorava il ruolo di Birrittella nella famiglia mafiosa di Trapani.
Queste le ricostruzioni e le principali accuse Birrittella che non hanno mai portato a nulla di penalmente rilevante nei confronti di Bulgarella. Da qui la sua decisione di querelarlo.
Sulle rivelazioni di Birrittella la Procura di Trapani ha fatto affidamento, in questi ultimi quindici anni, in diverse occasioni, a cominciare dall’inchiesta sul senatore D’Alì. In quest’ultimo caso, le sue affermazioni sono state dichiarate già nel 2014 contraddittorie.
Una vicenda quella di Birrittella, che da imprenditore mafioso, calato perfettamente nel sistema, si vantava anche di cose poco edificanti (come le relazioni con due donne di mafia) e ad un certo punto ha saltato il fosso.
Dopo quella che i giudici definiscono, infatti, una “lunga carriera criminale”, è stato condannato nel 2000, per il reato di bancarotta fraudolenta, viene arrestato nel 2005 nell’ambito del procedimento “Mafia e Appalti” e condannato in via definitiva nel 2011, per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso e per il reato di estorsione continuata in concorso nella gestione dei grandi appalti a Trapani: imponeva e riscuoteva il pizzo per conto della famiglia mafiosa per le imprese anche del nord operanti nell’edilizia o nel movimento terra, ed era in contatto con i capi latitanti.
Tanto era sicuro di sé e del suo status che girava con un fucile calibro 12 modificato a canne mozze. Birrittella è stato anche condannato nel 2007 per fatturazioni false di operazioni commerciali inesistenti.